Secondo me sì!
Quando ci appostiamo, a caccia o in fotografia, in attesa di un animale selvatico di solito facciamo mente locale su ogni dettaglio. Cerchiamo di essere sotto vento, immobili, comodi e allo stesso tempo pronti "a fare fuoco" senza dover compiere ulteriori movimenti.
In quegli attimi, minuti, ore che precedono l'arrivo della "preda" molto dipende anche dal funzionamento o meno del nostro nascondiglio. Inoltre, se invece che sparare un colpo di fucile, desideriamo scattare una fotografia, solitamente ci accertiamo pure di prevedere l'ora e la direzione da cui arriverà la luce migliore.
Tuttavia nella ricerca del mimetismo "perfetto" e di un punto ottimale per osservare gli animali, se non ci troviamo rialzati su un' altana (ottima e sicura per sparare, ma solitamente pessima prospettiva per la fotografia) ci accorgiamo ancora una volta che coprire meticolosamente il nostro corpo e le attrezzature con fogliame e materiali mimetici aiuta, ma non basta.
Come fanno gli animali ad accorgersi (quasi) sempre della nostra presenza?!
E' un pò come se a casa nostra qualcuno ci sposta un mobile o un quadro: notiamo subito che c'è qualcosa fuori posto!
I selvatici infatti conoscono perfettamente l'ambiente in cui passano tutta la loro vita e per loro indole sono attentissimi ad ogni dettaglio, soprattutto raso-terra per quanto riguarda gli ungulati.
In questi anni mi sono anche accorto, osservando da lontano altri cacciatori o fotografi appostati che la faccia e le mani restano le parti più visibili.
Questo è dovuto ovviamente al fatto che sono più chiare e compiono sempre qualche piccolo movimento, riflettendo inavvertitamente la luce. Sono inoltre anche le zone del corpo più brigose da coprire. Se da un lato con i guanti risolviamo velocemente il problema degli arti...dall'altra i passamontagna, le sciarpe, le retine e mascherine varie sono scomodissime da indossare e fanno anche appannare le lenti delle ottiche.
Ecco allora che si preferisce respirare liberamente e nascondere prontamente il volto dietro la macchina fotografica nel momento in cui gli animali si fanno più vicini.
Inoltre guardando un teleobiettivo frontalmente subentra pure un altro problema: il riflesso del vetro della lente ed i giochi di luce che crea muovendosi!
Più è potente e luminoso l'obiettivo... più è grande il diametro di questo "buco nero luccicante"! L'uso del paraluce risolve solo parzialmente la cosa.
Ho provato così, da qualche tempo ad impiegare una tendina per coprire anche la lente dell'obiettivo.
Riesco a guardarci attraverso nell'attesa, a mettere a fuoco, poi al momento opportuno, tirando una cordicella, libero la lente e scatto!
Certo: fotografare animali è già una cosa abbastanza complessa...ed andare a complicarsi ulteriormente la vita non è il massimo! Devo dire però che i risultati sul campo sono stati superiori alla mia aspettativa.
Una possibilità più pratica può essere quella di puntare verso il basso l'obiettivo ed alzarlo lentamente solo al momento opportuno, in quel modo però saremo costretti ad un movimento in più ed è sicuramente più difficile essere già pronti con inquadratura e messa a fuoco.
Più informazioni sulle attrezzature che impiego.